Il 31 agosto scorso il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inaugurato, a Torre Pellice, una targa per ricordare la figura di Altiero Spinelli, nel luogo dove tenne il primo comizio europeista nell’agosto del 1943.
Il Presidente Mattarella ha poi partecipato al convegno “Il sogno europeista è nato qui. Una sfida da completare”, che ha concluso con un importante e appassionato discorso. il Capo dello Stato ha poi incontrato i rappresentanti della comunità valdese.
Siamo lieti di pubblicare l’intervento al convegno di Filippo Maria Giordano, professore associato di storia contemporanea e collaboratore del CSF.
Due anni fa, in un convegno torinese, ricordavamo nel suo ottantesimo anniversario il Manifesto di Ventotene. Desideravamo sottolinearne gli aspetti di attualità, convinti con il Presidente Sassoli che si dovesse recuperare lo slancio e lo spirito pionieristico di quel lascito1. La riflessione intellettuale e politica che Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni condivisero sulla piccola isola del Tirreno, insieme alle privazioni del confino, celava il sogno “visionario” e realista insieme di uomini proiettati verso il futuro. Vorrei ricordare che nel 1941, all’apice del trionfo dei regimi totalitari fondati su un esasperato nazionalismo politico ed economico, il progetto di realizzare un’Europa libera e unita – questo il titolo del Manifesto – appariva ai più un esercizio utopistico, del tutto privo di possibilità e di attinenza con la realtà.
Due anni più tardi, nell’estate 1943, Rossi e Spinelli, liberati dal confino, fondarono nella casa milanese del valdese Mario Alberto Rollier (27-28 agosto) il Movimento federalista europeo per sorreggere concretamente con un programma politico quell’idea di pace, dotata di una chiara visione dell’avvenire. Fin dall’inizio di agosto, via Poerio 37 fu il crocevia di diverse personalità dell’antifascismo, tutte animate dal “sogno europeo” e dalla ferma volontà di superare le divisioni nazionali, rinnovando nell’unità del Vecchio continente, sotto il segno della democrazia e del pluralismo, il futuro sistema politico italiano. Tra i partecipanti alla fondazione del MFE, ricordiamo Arialdo Banfi, Lisli Carini Basso, Vittorio Foa, don Ernesto Gilardi, Leone Ginzburg, Ursula Hirschmann, Guglielmo Jervis, Rita Isenburg Rollier, Manlio Rossi Doria, Ada Rossi, Fiorella e Gigliola Spinelli, Luisa Usellini, Franco Venturi.
Alla fine del mese, Spinelli lasciò Milano per Torre Pellice, prima di passare in Svizzera, dove con Rossi avrebbe organizzato la battaglia federalista sul piano internazionale. Rollier invece sarebbe tornato a Milano per dirigere dopo la morte di Colorni, caduto vittima della repressione nazifascista, l’Unità Europea, l’organo di stampa del MFE.
Nella piccola “capitale” valdese, Spinelli fu nuovamente ospite dei Rollier, a casa dei quali era già presente Giorgio Agosti, in attesa di ridefinire le linee del Partito d’azione, nel cui orientamento laico si ritrovavano molti valdesi. Da qui, l’8 settembre sarebbe cominciata la lotta partigiana dopo la costituzione delle formazioni di Giustizia e Libertà. Fu in quei giorni concitati, sospesi tra speranze e preoccupazioni, che Spinelli pronunciò pubblicamente nel retro della farmacia Muston il suo primo discorso sull’unità europea. In questo remoto angolo d’Italia trovò chi finalmente attendeva da tempo di ascoltare parole nuove. Con i presenti condivise quella “utopia” che sentiva ora di poter portare sul terreno della realtà attraverso l’azione politica. In quella recuperata libertà, dopo sedici anni di reclusione, “tenni – ricorda Spinelli – la mia prima conferenza federalista in un cenacolo valdese, […], sotto lo sguardo protettore di un grande ritratto di Cromwell”2.
Grazie a Rollier e a quel cenacolo di amici, affascinati dalla figura di Karl Barth teologo della Chiesa confessante tedesca, si consolidò fin dai primi anni Trenta nella coscienza di molti giovani evangelici la convinzione di doversi battere contro le culture omologanti animate dall’odio per il diverso, contro lo Stato etico, illiberale e totalitario, contro gli egoismi e le chiusure nazionali, contro le ristrettezze ideologiche e confessionali per dare vita a un nuovo sistema nazionale e internazionale fondato sulla democrazia, sul pluralismo e sul rispetto della persona umana.
Giorgio Spini, testimone di quegli eventi e parte di quel cenacolo, ricordava come l’adesione al federalismo europeo fosse maturata in Rollier proprio grazie alla sua fede cristiana e all’esperienza ecumenica che, dopo la Grande guerra, aveva spinto il protestantesimo a cercare un terreno comune di confronto e dialogo3. La vocazione ecumenica di molti evangelici trovava così nel progetto europeista del Manifesto un nuovo orizzonte di possibilità politiche e negli Stati Uniti d’Europa l’inizio di una stagione nuova della civiltà europea.
Le parole pronunciate da Spinelli in quel primo comizio, che oggi commemoriamo, ebbero dunque la forza di un’eco che rapidamente si diffuse dalle Valli al resto del protestantesimo italiano. Egli gettò qui il seme di una coscienza europea, che la targa affissa sull’edificio della farmacia desidera oggi rievocare. Le parole incise sulla pietra vogliono ricordare al passante che la grande storia è transitata da questo piccolo borgo alpino – teatro di antiche lotte per la libertà religiosa e politica. Anche qui, nel lontano 1943, l’idea di costituire una federazione europea per superare le rivalità nazionali e per il bene comune dei popoli europei ha trovato uomini e donne pronti a lottare per trasformare quel sogno di pace in concreta realtà.
Il percorso verso la federazione europea, mèta iscritta nella stessa Dichiarazione Schuman, è però ancora lungi dal compiersi, anche se molta strada è stata fatta. Quel passante da oggi, alzando lo sguardo, potrà così più facilmente scorgere domani una piccola radice della nostra storia comune e riscoprire il valore di essere cittadino europeo. Potrà collegare quel passato di lotta per la libertà e la democrazia al presente dei suoi diritti, a quello “spazio di libertà, sicurezza e giustizia” che l’Unione europea si prefigge di garantirgli – sebbene con i limiti di un progetto incompiuto. E ancora potrà riconoscere in questa Unione e nella sua Carta fondamentale un lascito di civiltà e di valori conquistati a caro prezzo, validi per sé e vitali per le future generazioni.
Mi auguro, infine, che possa sentire il desiderio di voler rinnovare in coscienza quella promessa di pace e solidarietà tra i popoli europei che fu, prima di lui, il patto sancito dai nostri Padri fondatori.
1 Cfr. David Sassoli, La saggezza e l’audacia. Discorsi per l’Italia e per l’Europa, Feltrinelli, Milano, 2023, p. 26.
2 Altiero Spinelli, Come ho tentato di diventare saggio, Il Mulino, Bologna, 1999, p. 373.
3 Cfr. Giorgio Spini, La strada della Liberazione. Dalla riscoperta di Calvino al Fronte della VIII Armata, a cura di Valdo Spini, Torino 2002., p. 91. “La mia adesione ad esso – scriveva Rollier – non è espressione della fede nelle proprietà taumaturgiche dei dogmi d’un credo terreno, ma responsabile e chiara affermazione di un’adesione razionale e impegnativa ad idee intelligenti passibili di una concreta attuazione” (Lettera di adesione di M.A. Rollier al “Manifesto di Ventotene” (testo dattiloscritto marzo 1942), conservata in AMAR I, b. 7, presso l’Archivio storico dell’Università degli Studi di Pavia.