Politica di coesione: tre mosse

Fabrizio Barca
CSF-IAI - QFP Paper - Aprile 2018

L’agenda negoziale per la coesione post-2020 necessaria per aggredire le disuguaglianze territoriali crescenti che erodono le fondamenta dell’Unione europea è chiara: (i) considerare l’attuale spesa per la coesione una soglia minima non comprimibile; (ii) mantenere la politica per tutte le Regioni (non solo per quelle “meno sviluppate”); (iii) dare priorità all’obiettivo dell’inclusione sociale, per realizzare alcune promesse sinora tradite e costruire gradualmente i pezzi di un modello sociale europeo; (iv) attuare la svolta di metodo introdotta dai regolamenti del 2013, sinora bloccata dall’assenza di investimento politico e da inadeguate risorse umane; (v) evitare ogni forma di macro-condizionalità, esiziale per la coesione. Sul piano del metodo servono tre mosse. Primo, realizzare la sola vera “semplificazione”, ossia confermare sostanzialmente, per la prima volta, i regolamenti esistenti (salvo quanto segue). Secondo, ridurre l’invasività/ridondanza della Commissione europea nel controllo di regolarità della spesa (da decentrare) e nella irragionevole segmentazione/moltiplicazione dei fondi settoriali (da unificare), e rafforzare invece il suo ruolo di sprone, verifica e affiancamento dei livelli locali di governo su contenuti e strategie, attraverso un massiccio investimento in risorse umane competenti. Infine, un atto politico di riconoscimento della politica di coesione come strumento per dare opportunità e voce alle persone nei luoghi: esso troverebbe sanzione formale nell’assegnazione al Semestre europeo di un valore aggiunto strategico, nella cornice dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, attraverso un “Programma di trasformazioni strutturali”.

Keywords:Unione europea, Politica regionale, Politica di coesione, condizionalità, Italia

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